Effetti economici del Reddito di Cittadinanza

La forte crisi economica mondiale che tra il 2007/08 ha coinvolto l’Italia – come il resto d’Europa – ha fatto inesorabilmente impennare il numero di disoccupati e, per questo, i poveri. Compito dei governi è quello di risollevare, nonostante la crisi, le sorti dei cittadini restituendo il lavoro perso e limitare, quanto più possibile, la povertà. L’ultimo Governo italiano, attualmente in carica, si sta prodigando per rendere attuabile uno strumento assistenziale ovvero il c.d. Reddito di Cittadinanza.



Si anticipa che la definizione di Reddito di Cittadinanza (da questo momento RdC), così come data dal partito che lo ha ideato (Movimento Cinque Stelle), è impropria perché il RdC sarebbe uno strumento garantito per tutto il Popolo mentre, quello del Governo è un reddito minimo garantito a chi si trova al di sotto della soglia di povertà. Con evidenza la definizione data dal Governo risulta essere molto più orecchiabile ed elegante di una generica, quale può essere quella di “sussidio”.
Detto ciò, lo sforzo economico per realizzare il RdC non è affatto banale e, per questo, c’è da valutare se effettivamente  possa produrre benefici, oltre che nel breve periodo, nel lungo periodo.
Se in Italia il RdC/sussidio è un progetto nuovo, in Europa conosce meccanismi già ben oleati. Tra i requisiti oggettivi, generalmente richiesti, quello fondamentale, che ogni richiedente deve vantare, è di essere al di sotto della soglia di povertà. Una soglia non eguale per tutti ma che viene calcolata in base alla collocazione geografica, all’anno di riferimento, al numero dei componenti della famiglia e alla loro età. Da questi elementi, ,e dal paniere di beni e servizi considerati essenziali, sarà possibile definire la spesa minima per nucleo familiare che se non sarà in grado di sostenerla rientrerà nella soglia di povertà.
Precedentemente si è parlato degli alti costi che il RdC comporta. In realtà, altro fattore da dover valutare è l’incidenza sull’occupazione e, di fatti, si è rilevato che il RdC non ha alcun effetto sulla stessa, anzi, saranno solo i paesi con un più alto indice di occupazione a poterne sfruttare al massimo i benefici. Infatti il RdC dà la possibilità di poter abbattere la povertà assoluta dando a quelle famiglie,aventi diritto, le potenzialità (economiche) di poter acquistare panieri di beni e servizi prima preclusi, dando all’economia una forte spinta verso l’alto. Diversa è la valutazione se l’attivazione del RdC avviene attraverso finanziamenti a debito. Evidente, in questo secondo caso, che gli effetti positivi potrebbero ridursi o addirittura azzerarsi.
Proprio quest’ultimo punto mette in discussione la proposta sul RdC del nostro Governo. Infatti lo si vuole sovvenzionare attraverso un investimento in deficit, ovvero mettendo sul mercato titoli di stato poliennali – “Btp” – per venderli ad investitori esteri. Il maggior timore proviene dall’UE è che, alla luce del già alto debito pubblico italiano, ritiene un ulteriore indebitamento possa essere pericoloso sia per l’economia italiana che  per quella europea. Infatti, a seguito di questi timori è rimbalzato, verso l’alto, il valore dello Spread italiano arrivando ad oltrepassare i 300 punti base comportando un ulteriore rialzo dei tassi di interesse sui debiti da assumere per finanziare il RdC. Tutto ciò accade quando il RdC è ancora una proposta, inserita nella c.d. “manovra del popolo”, rendendola, a seguito del probabile vaglio parlamentare, ancor più pericolosa per le sorti economiche italiane.

Insomma un progetto per combattere la povertà ma che allo stato attuale non possiamo ancora permetterci.

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