Legalized

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Siamo ancora lontani dal pieno concetto di legalizzazione delle “droghe” (per chi le considera ancora tali) leggere, ma il passo in avanti è evidente. Un passo sia normativo – quello fondamentale – che ideologico/culturale. Ormai ci siamo lasciati alle spalle quei vecchi luoghi comuni che definivano la marijuana come “il mostro avanti al quale Frankestein cadrebbe stecchito” e che rende pazzi omicidi al pari di Antonio De Curtis nel film “Che fine ha fatto Totò Baby?”. Sono ben lontani quei tempi e notevoli possono essere gli effetti positivi della legalizzazione sulla società.
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Totò durante una scena di “Che fine ha fatto Totò Baby” (1964) in cui simula gli effetti da assunzione di marijuana.
E’ sicuro che ci sono ancora molti aspetti da chiarire. Il primo è fino a che punto la marijuana possa essere considerata una droga. A tal proposito, è convinzione comune considerare la marijuana come droga, ma non tutti sanno che anche il tabacco è inserito all’interno di questa categoria; non solo: il tabacco occupa, secondo la classifica redatta dalla rivista “The Lancet”, sia come livello di dipendenza, sia come danni fisici e per la società, una casella più alta rispetto alla marijuana. Se tutto ciò non dovesse bastare, sarà utile sapere che anche l’alcol è presente in questa classifica e che si trova ancora più in alto rispetto alle due succitate.
Dunque, tra le droghe che sono considerate leggere, l’alcol occupa la quinta casella, più pericoloso anche della chetamina, mentre il tabacco occupa il nono posto. Undicesimo posto per la cannabis.
A questo punto è lecito chiedersi perché droghe ben più pericolose, come  appunto alcol e tabacco, siano legali e utilizzate apertamente anche dai minorenni (disattendendo alla legge in questo secondo caso) e, soprattutto, da cui lo Stato trae un lucro.
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Classifica Lancet, da “Medicina online”

Diverse realtà statali internazionali hanno, ormai da tempo, legalizzato l’uso della marijuana anche grazie alla medicina che ha confermato alcuni effetti benefici  ottenibili da un uso controllato. Non a caso viene utilizzata in ambito medico per la cura di diverse patologie.
E’ probabile che il ritardo italiano, su questa tematica, sia dovuto a un problema culturale, ovvero risiede nella difficoltà di abbandonare un vecchio retaggio che, ancora, caratterizza la nostra società legando mani e piedi ai politici ancora restii a fare lo step successivo e finale verso una piena legalizzazione controllata.
Ma ,si diceva, in Italia, qualche  passo avanti  è stato fatto con la legalizzazione della c.d. “cannabis legale”. Si tratta di un particolare tipo di cannabis che ha un principio attivo (THC) sotto lo 0.2% che rende la “droga” quasi inoffensiva. Il passo avanti non riguarda solamente la legalizzazione o il fatto che l’Italia cominci ad armonizzarsi – su questa disciplina -alle maggiori esperienze internazionali, ma anche che grazie alla coltivazione e vendita libera si potrà dare un duro colpo alla criminalità che vede nello spaccio , di marijuana e hashish, una buona parte dei suoi introiti.
Tutti noi, in Italia, sappiamo quanto la criminalità incida sulla nostra società limitando ,di fatto, anche la nostra libertà sia economica che sociale. Se dobbiamo misurare la pericolosità di una droga prendendo come riferimento il danno sociale, che questa comporta, la marijuana, e i suoi derivati, saranno ben poca cosa rispetto al danno sociale provocato dallo spaccio illegale nonché dalla sempre florida forza delle attività criminose.
L’auspicio è che la canapa legale sia solo un punto di partenza e non di arrivo, vista comunque l’impossibilità dello Stato di proibirne l’uso. Gli introiti che lo stesso (Stato) può ottenere dalla legalizzazione sono una buon arma da investire nella lotta alla criminalità e allo spaccio di sostanze ben più pericolose e che, quelle si, devono essere debellate.

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